Prima di iniziare a scrivere su questo blog volevo parlare un po’ di me, di come sono ora…
Fin da “giovane” sono sempre stata una persona molto critica, nel senso che ogni cosa doveva avere una collocazione in un certo spazio, non poteva accadere a caso, per ogni cosa ci doveva essere una soluzione ed ognuno poteva sicuramente modificare il suo vivere rendendolo più interessante possibile… tutto volto alla ricerca della felicità, che non poteva essere qualcosa di banale, rinchiusa in determinati schema. Ma qualcosa di veramente sorprendente, che donasse emozioni ogni giorno.
La continua e laboriosa ricerca mi permise di incontrare la persona giusta con cui condividere la quotidianità, l’entusiasmo, le insidie della routine, lo sconvolgimento che genera la formazione di una famiglia.

A tutto ciò che noi progettiamo, con la cura che si dedica all’arte della miniatura, dobbiamo aggiungerci il caso, la fatalità, la dose di fortuna che ognuno di noi ha…le sorprese di ogni tipo che la vita ci riserva e quindi iniziare ad avere la coscienza, la maturità che non sempre le cose possono collocarsi in spazi progettati… la nostra felicità, il nostro equilibrio… nascondono quel tallone di Achille che ci rende vulnerabili ad eventi imprevisti.

Così a tre mesi dal nostro divenire sposi, il lutto inesorabile della morte di mia sorella, evento che tutto ha modificato nella nostra unione: aspettative, serenità, equilibrio, entusiasmo… voglia di vivere.

Rimettersi in viaggio dopo una tragedia implica raccogliere i resti del bagaglio rimasto e da lì ripartire… perché non si ha scelta, la vita non torna indietro, ma va avanti con un moto egoistico a tal punto da schiacciare il dolore per poi ripresentarlo ogni giorno: rassegnarsi ad un’assenza, elaborare la mancanza  e sopravvivere ad un presente che non avremmo scelto.

Insieme ci siamo divisi… uniti… ognuno nel nostro collettivo e personale dolore: involuzioni, evoluzioni e la scelta ostinata, nonostante la perdita, di voler diventare mamma.  Scelta accompagnata in quel momento, dalla profonda consapevolezza di poter perdere un figlio e rivivere il dramma dei miei.
Così, dopo che il destino ci aveva riservato anche una gravidanza senza esito positivo… arrivò Francesco, poi Andrea e poi Chiara: la scelta coraggiosa che una coppia, andando avanti come in un moto rettilineo uniforme, aveva preso di fronte al destino quasi a sfidare gli eventi che ci avevano resi… sì, forti… ma in tanto dolore.

Ritrovarsi in tante mutazioni, percorrere strade che a volte sembrano dividere, anziché unire… continuare a tenerci stretti anche nella distanza che il dolore porta inevitabilmente, è stato arduo…ma oggi possiamo dire di avercela fatta. Siamo diversi da otto anni fa, ma la “E”, simbolo che unisce le nostre identità, il nostro essere individui legati prima da noi stessi e poi dai figli, ha fatto sì, che il nostro rapporto si sia rafforzato e abbia combattuto per riprendersi il proprio spazio. È il bene e la comprensione che ho avuto intorno, gli incontri giusti che hanno permesso di incanalare la rabbia, verso qualcosa di costruttivo.

Questa sono io, che oggi convivo con il ricordo di chi ho amato e amo… a cui con sorrisi e non solo…dedico tutto lo spazio che prende forme nuove… ogni giorno… in famiglia, a scuola, nella vita, dove la ricerca di un essere sempre nuovo mi dona forza nella relazione con gli altri, mi dà modo di agire nel mio lavoro con determinazione e coraggio anche nelle difficoltà.

Vi lascio queste parole del Piccolo Principe:  “ Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha...[…] Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere![…] E quando ti sarai consolato,[…] sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo”. (Antoine De Saint-Exupéry)