I canonici nove mesi, che in realtà non sono tali, la data dell’ultima mestruazione e le 40 settimane: proviamo a fare un po’ di chiarezza sulla gravidanza, l’attesa più dolce per ogni mamma … e ogni papà.

Iniziamo dai numeri che tutti conoscono e dallo sfatare un mito: la gravidanza, nonostante quello che pensiamo, non dura esattamente nove mesi di calendario. Per la precisione, infatti, procede per dieci mesi lunari, cioè 40 settimane che vanno contate dall’inizio dell’ultima mestruazione fino alla data più probabile del parto. Visto che le settimane sono sempre fatte di 7 giorni, mentre i mesi hanno un numero di giorni variabile (chi non ricorda la filastrocca “30 giorni ha novembre” eccetera?), ecco che per rendere le indicazioni precise la datazione della gravidanza viene effettuata in settimane, come fanno i ginecologi, che ovviamente provvedono anche a stabilire, con un certo margine di errore calcolato in eccesso o in difetto, il giorno del concepimento.

Cosa significa e cosa comporta tutto questo, a parte una gran confusione per chi legge e in particolare per i futuri papà? Che questa variabilità dei tempi porta alla necessità di fare un calcolo delle settimane di gravidanza più preciso possibile, per sapere in ogni momento in quale periodo si trovino la donna e il suo bambino.

Per  convenzione internazionale, come detto, la gravidanza si fa partire dalla data delle ultime mestruazioni, unico dato certo in possesso della mamma (anche se con i progressi della scienza medica e della tecnologia, l’avvento di stick ovulazione o il monitoraggio della temperatura basale è possibile conoscere con più precisione quando avviene il concepimento): si aggiungono le due settimane dell’arco mestruale “utili” per la fecondazione, e quello che viene dopo dipende dai casi specifici. Si calcola infatti che una gravidanza normale, che non presenti particolari incidenti o problematiche di alcun tipo, abbia una durata media di 280 giorni (ovvero, 266 giorni dal momento del concepimento a quello del parto), ma una gravidanza fisiologica più concludersi con tranquillità anche in leggero anticipo o posticipo, tra 37 e 42 settimane (ovvero, tre settimane prima e due dopo le canoniche quaranta).

Ma perché è così importante il calcolo delle settimane di gravidanza? Innanzitutto, per rispondere alle domande pressanti di parenti e amiche, ovviamente, che dal momento del grande annuncio non la smetteranno di incuriosirsi, in particolare dopo la comparsa (e l’aumento) del pancione. Ma, scherzi a parte, perché a ogni periodo corrisponde una fase specifica di crescita del feto, la necessità di effettuare particolari esami o ecografie, nonché di modificare la propria dieta e i propri comportamenti.

C’è un metodo per contare e convertire settimane e mesi, che all’apparenza può sembrare un po’ ostico ma che si rivela piuttosto semplice con un minimo di pratica. Vediamo quindi come fare il calcolo delle settimane di gravidanza.

Il primo mese “nominale” è di trentuno giorni, vale a dire quattro settimane e tre giorni; il secondo mese scade al 59simo giorno (otto settimane e cinque giorni), il terzo dura 13 settimane e un giorno. Qui si conclude il primo trimestre di gravidanza, quello in cui il piccolo “miracolo” comincia a svilupparsi nel corpo della donna (e dove si avvertono anche i tradizionali fastidi come nausea e vomito).

Nel secondo trimestre il feto si definisce sempre di più, si forma la placenta e compare la pancia: il quarto mese conta 17 settimane e 4 giorni, il quinto 21 settimane e 6 giorni e il sesto mese racchiude racchiudere 26 settimane e 2 giorni. Non restano che le ultime settimane, l’attesa sta per finire e una nuova vita sta per conoscere il mondo.

Trenta settimane e 4 giorni è il periodo del settimo mese; l’ottavo si chiude alle 35 settimane precise e, ovviamente, il nono alla quarantesima settimana di gestazione. Facile adesso, no?

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