Un trasloco. Io credo che l'adolescenza sia un vero e proprio trasloco. Per questo non ci ritroviamo. Non ci ritroviamo noi genitori, non si ritrovano loro, i nostri figli. Proviamo a pensare alla nostra adolescenza: affiorano alla memoria episodi ancora vivi, belli o brutti, e che siamo in grado di collocare in un arco di tempo ben preciso. 

Ma se proviamo a chiederci: perché riconosciamo proprio in quello spazio temporale la nostra adolescenza? ... tutto diventerà più confuso, più generico, più difficile da riordinare e collocare. Insomma, come in una casa che si sta per lasciare, c'è tutto: c'è il vecchio da portare, il vecchio da lasciare, c'è il nuovo già pronto, che non vediamo l'ora di tirar fuori dalle scatole.

Tutti i nostri oggetti, le nostre cose, gli abiti, i piatti, i libri, la chitarra, il peperoncino... tutto ci appartiene ancora, è nella nostra casa ma non è più al proprio posto, si muove da una stanza all'altra, alcune cose le ritroviamo, altre sono state chiuse in scatoloni, e forse resteranno in cantina per sempre; altre ancora sono nell'angolo e dobbiamo decidere se lasciarle, gettarle o portarle ancora con noi. Le prendiamo, poi le lasciamo di nuovo, incerti. Nella nuova casa sappiamo che non porteremo tutto.

L'adolescenza mi fa pensare proprio al momento in cui stiamo preparando i bagagli; sappiamo di dover lasciare la nostra casa, sappiamo che anche la nuova diventerà casa nostra, ma ci vorrà tempo, non ci sentiamo pronti. Nella vecchia casa siamo pieni di ricordi, emozioni, legami; la nuova è sconosciuta e sicuramente sarà dura ambientarsi.

Ci guardiamo intorno... tutto sembra improvvisamente importante, essenziale perché è lì che siamo cresciuti, è lì che abbiamo giocato da bambini, mangiato, guardato la tv. Ci mancherà: quanta nostalgia. Qualcosa invece saremo ben felici di lasciare, non la sopportavamo più: la nuova casa sarà più grande, luminosa, ci sarà il giardino, più spazio, più libertà... Era ora: che bello! 

Io credo che l'adolescente stia proprio lì fra scatoloni aperti e scatoloni chiusi, scatoloni vuoti ed oggetti da selezionare. E quando da grande penserà alla propria infanzia, ricorderà i momenti di questo trasloco come un groviglio di sentimenti ed emozioni contrastanti. Ecco perché è difficile rispondere alla domanda iniziale:perché dobbiamo andare a ricercare e definire i sentimenti, gli stati d'animo, le opinioni, i sogni, gli ideali, i dolori, le passioni...  

Forse l'unico piano su cui si può davvero definire l'adolescenza è il piano delle spinte e dei freni emozionali. E' il livello della vita interiore: chiuso, nascosto, personale, intimo; per questo apparentemente inaccessibile e proibito all'adulto. Ma a questo punto è ora di chiarire quali "Armi e Bagagli" possono prepararci o quanto meno abilitarci ad affrontarlo questo trasloco. Per quanto caotico, distruttivo, sfiancante potrà rivelarsi, è comunque il passaggio ad una nuova casa, più grande, più bella, più adeguata: sognata, desiderata, progettata ed infine... è lì: il trasloco prima o poi finirà.

(segue qui)

Ritratto di Natalia Forte

Posted by Natalia Forte

In cammino, a piedi nudi: fra terra e cielo, fra realtà e immaginazione, fra presente e sogno, fra necessità e desiderio, fra regole e ideali, fra attualità e realizzazione, fra cervello ed emozioni... Dove stanno questi ragazzi quando parliamo con loro? Dove stanno con la testa? Sicuramente lontani dai piedi, sicuramente altrove, laddove noi non possiamo arrivare, dove loro non ci vogliono portare.

Perché il loro mondo può essere solo ciò che stanno respirando in questo momento. E nessun altro lo deve capire... altrimenti non sarebbe più il loro mondo.